Pubblicato da Banca d'Italia il rapporto n. 2 del 2017 sulla stabilita' finanziaria con l'andamento sul settore assicurativo.

La relazione evidenzia che l’indice di solvibilità delle assicurazioni italiane è in aumento.

Le compagnie sono meno esposte di quelle degli altri principali Paesi Europei a un rialzo dei tassi di interesse, per effetto del buon allineamento della durata finanziaria di attività e passività. L’elevato peso dei titoli di Stato nel portafoglio le rende tuttavia vulnerabili a fronte di un ipotetico riemergere di tensioni sulle obbligazioni sovrane.

I risultati di un’indagine condotta dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA) relativa alle strategie di investimento delle imprese assicurative europee mostrano che negli anni precedenti l’entrata in vigore di Solvency II (dal 2011 al 2015) le compagnie hanno aumentato la durata finanziaria dei titoli obbligazionari in portafoglio al fine di ridurre il disallineamento con la durata delle passività (duration gap).

Le nuove regole introdotte da Solvency II comportano infatti un più elevato requisito patrimoniale a fronte dell’esposizione a una variazione dei tassi di interesse. L’adeguamento ha riguardato anche le imprese italiane che già in precedenza erano caratterizzate da un buon allineamento della durata finanziaria delle attività e passività di bilancio.

Nei mesi più recenti le imprese assicurative italiane hanno ridotto gli investimenti in titoli del settore pubblico, italiani ed esteri, al fine di diversificare gli attivi: tra marzo del 2016, primo mese per il quale sono disponibili dati comparabili, e giugno del 2017 l’incidenza dei titoli governativi sul totale degli attivi si è ridotta di quattro punti percentuali (17 miliardi) a fronte di un aumento di quella dei titoli privati e dei fondi comuni di investimento.

La quota di titoli governativi nel portafoglio delle compagnie del nostro paese rimane tuttavia più alta rispetto a quelle di Francia, Germania e Regno Unito.

Fonte_ Banca d'Italia